Il modello distributivo degli agenti assicurativi (talvolta accostato - da chi poco conosce l'industria - a quello dei consulenti finanziari) rischia di essere messo ai margini in un mercato che, attraverso fusioni e acquisizioni, sta contraendo il numero degli attori e riducendo l'autonomia individuale dei professionisti.
A lanciare l’allarme è una figura celebre dell'industria: Vincenzo Cirasola (in foto), presidente di Anapa (Associazione Nazionale Agenti Professionisti di Assicurazione), che, intervistato dal quotidiano MF, mette in fila una serie di mosse da parte delle compagnie pronte a ridisegnare gli equilibri della distribuzione.
Dalla decisione di Unipol di eliminare il tacito rinnovo su alcune polizze danni non auto, con conseguente obbligo di rinegoziare ogni anno le condizioni con i clienti, fino al progetto Allianz 51, che assegna la maggioranza delle agenzie alla compagnia trasformando gli agenti in soci di minoranza delle proprie strutture. Passando per Axa, che ha scelto di investire direttamente in Prima Assicurazioni, la realtà digitale nata per disintermediare, e arrivando a Generali, al centro delle speculazioni dopo il riassetto azionario legato a Mps.
“L’abolizione del tacito rinnovo rischia di innescare un effetto domino” avverte Cirasola. “Da un lato aumenta il carico amministrativo per gli agenti, dall’altro offre alle compagnie la possibilità di rivedere più spesso premi e condizioni, con il rischio di aumenti e riduzione delle coperture”.
Ma la preoccupazione va oltre. “Se il 51% delle agenzie passa alle compagnie, come nel caso di Allianz, l’agente perde l’autonomia imprenditoriale che è sempre stata la forza del nostro mestiere".
"E se grandi player puntano su piattaforme dirette, come nel caso Axa-Prima, il rischio è quello di creare concorrenza interna alle reti invece di valorizzarle”.
Sul fronte bancassicurativo, infine, pesa il timore che anche Generali, primo gruppo assicurativo del Paese, storicamente fedele al modello agenziale, possa riconsiderare questa impostazione dopo i cambiamenti nell’azionariato, dovuti alla presa di Mediobanca (primo azionista del Leone) da parte di MPS.