Da sempre gli agenti sono il punto di contatto tra clienti e le compagnie. Il nostro core business è rappresentato dalla consulenza con la quale coltiviamo il rapporto con il cliente e si costruisce un rapporto di fiducia. E in futuro il nostro ruolo sociale è destinato a crescere per far fronte alla cronica sottoassicurazione degli italiani. La richiesta di coperture dai rischi verrà colmata nei prossimi anni dal progressivo indebolimento del welfare pubblico e dell’allungamento della vita che porterà sempre più persone a rivolgersi agli agenti per temi come la salute e la protezione della famiglia. Ma non solo.
Anche l’attività svolta nei confronti delle aziende è destinata a crescere grazie a due macro trend: la cybersecurity e l’obbligatorietà della sottoscrizione di polizze catastrofali. Temi sempre più di attualità visto che nel 2023 le inondazioni e le grandinate sono costate risarcimenti per circa 6 miliardi di euro. Su questo ultimo punto riteniamo che sia fondamentale una partnership tra Stato e mercato assicurativo, con impegni condivisi. Per rendere più efficace la nostra attività chiediamo che venga almeno attuato il meccanismo degli anticipi degli indennizzi previsti dai rispetti contratti del danno subito dal cliente.
Nel corso del nostro meeting annuale che si è tenuto a Milano a febbraio i manager delle compagnie hanno ribadito la centralità della rete agenziale. Siamo l’asset strategico di queste ultime visto che rappresentiamo l’83 del mercato dell’Rc auto e il 73% della raccolta sul ramo Danni non auto. Forti di questi numeri ritengo che l’intelligenza artificiale non sarà in grado di sostituire la nostra attività visto che il cliente riconosce il nostro ruolo sociale e le competenze soprattutto quando si verificano i sinistri.
Per continuare a svolgere i nostri compiti chiediamo però alle compagnie di sedersi intorno a un tavolo per riprendere le trattative sull’Accordo Nazionale Agenti, che attende di essere rinnovato dal 2006. Un’interruzione provocata dalla disputa proprio sul trattamento dei dati dei clienti che ha intrappolato la categoria in un vicolo cieco e frena l’inserimento di nuove leve. Alla fine di febbraio abbiamo inviato una lettera con altri 8 importanti Gruppi Agenti i cui Ceo siedono nel board dell’Associazione per evidenziare all’Ania per evidenziare queste difficoltà che hanno un serio impatto nel ricambio generazionale della categoria.
Tutto ruota intorno all’istituto della rivalsa, che per le mandanti è una partita di giro. La compagnia liquida un premio all’agente che lascia l’attività e lo stesso importo viene poi richiesto al nuovo agente che subentra ai clienti. Il pagamento di questo importo non trascurabile viene dilazionato in 6, 9 o 12 anni in funzione dell’anzianità del portafoglio acquisito con un tasso di interesse del 3%. Si tratta di condizioni molto onerose che frenano e rendono difficoltoso l’ingresso di chi ambisce al ruolo di agente. Per questo chiediamo l’urgente riapertura della trattativa per il rinnovo dell’accordo Ana 2003 che contiene norme ormai obsolete, in particolare riguardo la rivalsa. Nel frattempo chiediamo che l’Ania favorisca, presso le sue associate, l’introduzione di accordi integrativi temporanei per l’adozione della “rivalsa a tasso zero”, almeno per un periodo limitato. Successivamente, proponiamo una modalità di adempimento che preveda la corresponsione di interessi ridotti rispetto all’attuale 3% Non è da trascurare poi il fatto che negli ultimi anni, il settore ha subito trasformazioni profonde. Basti pensare che l’attività di agente è sempre più svolta in forma societaria e questo impone un adeguamento delle vecchie regole.