ANAPA Associazione Nazionale Agenti Professionisti di Assicurazione

IntervisteFonage, la proposta di ANAPA: una lista per garantire rappresentanza a tutti gli agenti di assicurazione

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Il vicepresidente di ANAPA Rete ImpresAgenzia Paolo Iurasek, a capo della lista “ANAPA per rinnovare Fonage” ripercorre la storia del Fondo ed evidenzia: “La pluralità di voci è indispensabile per garantire le funzioni di controllo democratico negli organi di gestione del fondo pensione degli agenti”

Lo scorso 15 gennaio è scaduto il termine per la presentazione delle liste dei candidati a rappresentare gli iscritti nell’Assemblea dei Delegati di Fonage, il Fondo Pensione Agenti di Assicurazione.

Il Regolamento prevede che la scelta avvenga attraverso una procedura elettiva “vintage”, a base di voto di lista per corrispondenza. Oltre 19mila tra iscritti attivi e pensionati del Fondo sono chiamati ad esprimere la loro preferenza, in vista dello scrutino in programma il prossimo 22 maggio.

Pur essendo stato da sempre considerato dallo Sna come un proprio feudo, Fonage è e rimane il fondo pensione di tutti gli agenti di assicurazione, inclusi coloro che non appartengono ad alcun sindacato.

Il vicepresidente nazionale di ANAPA Rete ImpresAgenziaPaolo Iurasek, a capo della lista “ANAPA per rinnovare Fonage” (vedi in allegato tutti i componenti della lista) spiega: “Abbiamo presentato una lista perché riteniamo fondamentale che nell’Assemblea dei Delegati, così come nel Consiglio di Amministrazione di Fonage, siano rappresentate tutte le componenti che danno voce agli agenti di assicurazione. Per noi, si tratta di un gesto di responsabilità nei confronti dell’intera categoria”.

Più ampie sono le voci rappresentate, maggiore è l’efficacia nell’azione di controllo sugli amministratori, indispensabile per prevenire certe distorsioni del passato come il famoso investimento nelle caserme di Livorno, non proprio immobili di gran pregio, o gli elevati costi di gestione del Fondo che, come sosteneva il prof. Claudio Cacciamani, non certo l’ultimo arrivato, “avevano un’incidenza rispetto al totale dell’attivo che era esattamente il doppio della media dei fondi pensione italiani: parliamo dello 0,38% contro lo 0,18%”.

La partecipazione è il principio fondamentale della democrazia, anche se qualcuno storce il naso. Con l’avvio della tornata elettorale, la propaganda è tornata in auge, intrecciandosi a una storia tormentata, priva di salvatori e ricca solo di sconfitti. Ciò si è manifestato con l’invio massivo di e-mail all’intera categoria, contenenti un “fac-simile” di scheda elettorale e un’esplicita sollecitazione a votare la lista Sna, in una campagna elettorale dal sapore d’antan, in stile Peppone e Don Camillo.

Nato come Cassa Pensione Agenti nel 1975, il fondo pensione adottò fin da subito un modello basato su una “contribuzione definita”, con una parte dei contributi a carico della mandante e una parte a carico dell’agente e da una “prestazione definita”. Uno schema figlio di un tempo tramontato e diventato insostenibile, tra progressivo invecchiamento della popolazione, rallentamento dell’economia e costante diminuzione del numero degli agenti attivi.

Il sistema “a prestazione definita” stabilisce in anticipo l’importo della pensione a una data prestabilita, indipendentemente dall’andamento degli investimenti. Per questo motivo, tale modello consente di adeguare i contributi durante il periodo di accumulo, opzione mai adottata da Fonage. In questo caso, i contributi erano determinati esclusivamente tramite accordi di contrattazione collettiva con Ania e non tenevano conto delle esigenze di bilancio, risultando quindi insufficienti per colmare la crescente mancanza di capitale necessaria a garantire sia le pensioni future che quelle già erogate.

Mentre tutte le altre categorie avevano adottato piani di risanamento, passando al contributivo, l’unica forma complementare collettiva a perseverare sulla vecchia strada è stato Fonage. Si sa che con il passare del tempo le problematiche si allungano, ma ancor più del disavanzo tecnico da 582,4 milioni, oltre alle attività supplementari (margine di solvibilità) di 56,4 milioni in relazione all’importo delle riserve tecniche, venuto a galla nel 2015, stupisce che nessuno abbia mai pensato di metter mano a quello schema.

Quando ha iniziato a emergere la verità Iurasek ricorda come l’allora vicepresidente del Fonage e attuario, Roberto Manzato, “aveva proposto di abbandonare il modello a prestazione definita, ormai insostenibile e passare come tutti i fondi pensione del mondo alla contribuzione definita, con riduzione di circa il 50% delle prestazioni, che significava vanificare quasi la totalità dei versamenti della compagnia”.

La rinuncia è un destino che alle volte può salvare dal baratro. “Il concetto era quello di salvare gran parte dei contributi versati dagli agenti”, spiega Iurasek. “Certo, si perdeva buona parte delle spettanze secondo il modello a prestazione definitama con il passaggio alla contribuzione definita, la prestazione avrebbe comunque garantito i contributi versati dall’agente.  Questa era la nostra posizione: passaggio al contributivo per evitare la liquidazione del fondo e contenere le perdite, con una indispensabile drastica riduzione dei compensi agli amministratori in un’ottica di razionalizzazione delle spese”, ma il tentativo fallì per l’opposizione dello Sna e la questione finì ai piani alti della Covip che il 10 aprile 2015 propose lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale di Fonage al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che, con successivo decreto dispose il commissariamento. Toccò quindi alla Covip nominare il Commissario straordinario e la scelta cadde su Ermanno Martinetto che entrò in carica il 24 giugno 2015 e vi rimarrà per 18 mesi.

Il Commissario si mise subito al lavoro e propose in pochi mesi un piano di risanamento che, in caso di applicazione, avrebbe garantito a pensionati e agenti in attività di avere una prestazione non inferiore a quella legittimamente dovuta in base ai contributi versati.

“Un piano che a tutte le parti sociali era parso come l’unica via razionalmente percorribile per salvare il fondo e ripartire i sacrifici economici in maniera equa”, ricorda Iurasek. Ma ancora una volta fu lo Sna a opporsi al piano di riequilibrio.

La Covip non la prese bene, per usare un eufemismo, e lo spettro del fallimento del fondo pensione degli agenti e quindi la perdita di tutte le somme versate. Martinetto fu quindi invitato a elaborare un nuovo piano che necessariamente doveva tener conto degli ulteriori aggravi determinati dal procrastinarsi del riassetto. Nel giugno 2016 il Commissario fece pervenire alla Covip il nuovo piano, lacrime e sangue, con sacrifici ben superiori a quelli prospettati nella prima versione. La Commissione di Vigilanza impose al reintegrato Cda di dare immediata attuazione al piano che portò all’azzeramento del disavanzo ma che la dice lunga su certe prese di posizione che alla fine si sono dimostrate contrarie agli interessi dei pensionati di allora e di quelli futuri.

“Insomma, dire che ANAPA fosse favorevole allo “smembramento” del fondo di previdenza degli agenti, come ancora oggi qualcuno va raccontando, è quanto di più falso si possa sostenere”, afferma Iurasek, ricordando che “se fosse stata adottata la prima versione del piano di risanamento, i sacrifici richiesti agli aderenti sarebbero stati ben inferiori, per tacere dell’alto numero dei fuoriusciti a causa degli elevati costi. Tutto questo per salvare il principi della prestazione definita che nei fatti si è trasformata in una contribuzione definita, perché se un tempo si poteva ragionare sul fatto che a ogni agente che andava in pensione corrispondevano due che iniziavano a lavorare, a un certo punto il rapporto si è ribaltato andando ad aumentare il gap tra contribuenti e pensionati”.

Oggi il fondo ha ritrovato solidità ed è in salute, riuscendo a aumentare le prestazioni nell’ultimo anno, grazie anche all’andamento dei tassi, senza dimenticare la riduzione media del 40-50% delle prestazioni subita dagli agenti aderenti attuata dal Commissario. “Non è in discussione l’attuale gestione del fondo – conclude Iurasek – ma proprio per la storia che abbiamo ripercorso, dalla quale si evince quanto sia importante, nell’interesse di tutti, avere tra gli organi rappresentativi una pluralità di voci e di opinioni, in modo da poter svolgere quelle funzioni di controllo in un’ottica di dialettica democratica che sono indispensabili e nell’interesse di tutta la categoria”.

a cura di Vincenzo Giudice

Foto in copertina: Paolo Iurasek, Vicepresidente nazionale di ANAPA Rete ImpresAgenzia