La corte ha definitivamente rigettato il ricorso dello Sna. Si chiude, con 3 giudizi unanimi della magistratura, una vicenda che si protraeva da ben 10 anni.
La Corte di Cassazione ha definitivamente rigettato il ricorso dello Sna che chiedeva lo scioglimento e la liquidazione del patrimonio dell’E.N.B.Ass., l’Ente bilaterale previsto dal Ccnl siglato da Anapa Rete ImpresAgenzia con Fisac Cgil, First Cisl, Fna, Uilca. Si conclude così, con tre giudizi unanimi della magistratura, una vicenda che si protraeva da ben dieci anni.
La causa aveva avuto origine dalla pretesa dello Sna di aggredire il patrimonio dell’E.N.B.Ass., dopo essere uscito dal Ccnl sottoscritto con Cgil, Cisl, Cisl e Fna nel 2014 e la sua successiva firma di un accordo separato con due sigle autonome, Fisica Confsal e Confsal Fisalfs, con la costituzione di un altro ente bilaterale, l’Ebisep. In questo periodo lo Sna non soltanto è uscito soccombente dalle aule dei tribunali ma ha visto ridursi, a favore di Anapa, la sua capacità di soggetto negoziale nella contrattazione collettiva. A dispetto delle sue affermazioni di rappresentare il 90% degli agenti di assicurazione, i dati depositati presso la banca dati del Cnel raccontano un’altra verità. Dal 2019 al 2023, lo Sna ha visto scendere da 4.919 a 4.725 (-3,94%) le aziende aderenti al suo contratto di lavoro. Nello stesso periodo è diminuito anche il numero dipendenti compresi nel perimetro contrattuale, passati da 17.304 a 16.954 (-2%). Opposta è stata invece la dinamica che ha caratterizzato le adesioni al contratto Anapa. Il numero di aziende aderenti, dal 2019 al 2023, è aumentato da 3.601 a 4.317 (+19,9%). E il numero dei dipendenti inclusi nel perimetro contrattuale è passato dai 13.115 del 2019 ai 15.355 del 2023 (+17,1%).
“I giudizi della magistratura sono stati unanimi nel respingere le pretese dello Sna – ha commentato Vincenzo Cirasola, presidente di Anapa – La strategia di conflittualità esasperata e permanente con le altre organizzazioni sindacali non ha pagato e si è tradotta in una perdita di consensi e di presa contrattuale da parte di chi ha portato avanti una politica di divisione della categoria in tutti questi anni”.