L’impatto degli eventi naturali sui costi delle assicurazioni è già stato evidenziato da una stima di ANAPA: i rincari annuali delle polizze poste a protezione delle catastrofi naturali e degli eventi naturali variano tra il 10 e il 40%
Gli eventi estremi sono sempre più frequenti e dal 1° gennaio 2025 scatta per le imprese l’obbligo di stipulare polizze a copertura dei danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali (alluvioni, inondazioni, esondazioni, terremoti e frane). Nonostante i tempi siano sempre più stretti, il tanto atteso decreto interministeriale tarda ad arrivare, mentre la manovra del governo per il 2025 potrebbe contenere novità anche per i privati, anche se al momento le opinioni sono contrastanti. Tuttavia, chi volesse assicurare la casa senza attendere l’obbligo di legge, è prevista la detrazione del 19%, che arriva al 90% se sono stati fatti lavori di Superbonus.
Intanto, su questo segmento di business le compagnie hanno avviato una politica di repricing delle polizze danni sulla proprietà immobiliare sottoscritte dalle famiglie, riferisce Radiocor. Sul caro-polizze, è già intervenuta pochi giorni fa ANAPA Rete ImpresAgenzie (Anapa: rincari delle polizze cat-nat tra il 10 e il 40 per cento), con i risultati di un’indagine tra gli iscritti, secondo cui i rincari annuali delle polizze poste a protezione delle catastrofi naturali e degli eventi naturali variano tra il 10 e il 40% (nelle aree più a rischio del Paese) a seconda delle compagnie. Nell’occasione, ANAPA aveva anche osservato come le polizze costino sempre di più e coprano sempre di meno considerate le condizioni peggiorative imposte dalle compagnie al momento del rinnovo dei contratti sotto forma di aumento di franchigie e scoperti, e limiti dei massimali. Un trend, che oltre a essere ingiusto per i clienti, comporta un pregiudizio economico anche alle agenzie a causa della perdita di portafoglio
Secondo quanto riferisce Radiocor, l’aumento dei premi, previa disdetta delle vecchie polizze, si spiega con il pessimo risultato tecnico del comparto property, che lo scorso anno ha mandato in rosso il settore per 1,4 miliardi.
Il ripetersi di eventi atmosferici sempre più gravi, causati dai cambiamenti climatici comporta una maggiorazione dei costi sostenuti dal settore assicurativo, a cui vanno aggiunti gli effetti dell’aumento dell’inflazione. Il fenomeno riguarda molte compagnie attive sul mercato italiano che attraverso la formula “riforma del contratto” aprono la strada alle disdette, alla scadenza, per poter aumentare i premi.
Del resto, che la situazione sia critica, l’aveva già certificato la relazione annuale dell’Ivass, laddove metteva in evidenza che “nonostante la riassicurazione” il comparto property ha registrato nel 2023 una perdita di 1,3 miliardi nel “solo ramo incendio ed elementi naturali”, con un combined ratio del 252,8%, a causa di un loss ratio riconducibile a eventi calamitosi pari al 214,6%.
Gli ingenti costi dell’alluvione 2023 in Emilia Romagna sono stati largamente sostenuti dai riassicuratori che, a partire dai rinnovi dei contratti di gennaio, hanno iniziato da alzare i premi e a ridurre le coperture offerte agli assicuratori.
Nei suoi interventi pubblici, la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, ricorda spesso il notevole gap assicurativo esistente in Italia, dove solo il 6% delle abitazioni è coperto contro i rischi di alluvione e di terremoto, nonostante la fragilità del territorio: quasi il 95% dei comuni italiani risulta essere a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera. La presidente dell’Ania Farina ha di recente ribadito che “siccome l’assicurazione poggia il suo pilastro sulla mutualizzazione della spesa e dei costi, laddove tutti si assicurassero, i premi delle polizze catastrofali potrebbero scendere del 60% per le imprese”.