La norma in Manovra sulla ritenuta d'accordo sulle provvigioni danneggia gli agenti di assicurazione senza apportare alcun beneficio alle casse pubbliche. E' quanto denuncia Vincenzo Cirasola, presidente di Anapa Rete ImpresAgenzia, in un incontro con i parlamentari di maggioranza ed opposizione, sollecitandone la soppressione.
Gli incontri hanno coinvolto i senatori Claudio Borghi della Lega e Gaetano Nastri di Fratelli d’Italia, che era già intervenuto a favore della categoria per stralciare l’obbligo all’iscrizione degli agenti all’Enasarco. A Montecitorio sono intervenuti i deputati Cecilia Guerra del PD, Ettore Rosato e Giulio Sottanelli di Azione-Italia Viva.
Nelle schede di lettura alla Legge di Bilancio, l’introito previsto dalla ritenuta d’acconto è stimato in 583 milioni nel 2024 e 778 milioni nei tre anni successivi. Ma Cirasola afferma che l'imposta "non porterà un centesimo nelle casse pubbliche", perché fondata su una presunzione di evasione fiscale (Irpef e Ires) stimata nel 51%. La ritenuta d’acconto - secondo il governo - farebbe dunque emergere il sommerso, determinando un introiti di 19 miliardi anziché i 9,3 miliardi dichiarati nel 2022, ma visto che gli intermediari ricevono le provvigioni dalle proprie mandanti, che sono società quotate in borsa o con i bilanci comunque certificati e mandati di pagamento sempre tracciat, la stima di presunta evasione non troverebbe alcuna rispondenza
Secondo Cirasola, la norma, piuttosto, è atta a produrre significativi danni agli intermediari: la misura toglie liquidità alle agenzie, soprattutto le più piccole; aggrava il difficile momento congiunturale di mercato; elimina l’esenzione della ritenuta solo per gli agenti di assicurazione, mantenendola invece per gli altri soggetti compresi nell’originaria norma di legge. Per queste considerazioni, Anapa auspica che il provvedimento venga espunto dal testo definitivo della Legge di Bilancio, che il Parlamento si appresta ad approvare