Care colleghe e cari colleghi,prendo spunto dall'intervento di Stefano De Polis alla tavola rotonda nella quale ho partecipato a Milano lo scorso 8 ottobre come Segretario Generale di ANAPA Rete ImpresAgenzia, durante il convegno “Intermediari, una centralità da vivere” (per coloro che non avessero ancora avuto l'opportunità di leggerlo possono trovarlo sul sito dell'Ivass all'indirizzo https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2019/08-10-sdp-intermediari/sdp_081019_intermediari.pdf ) per riflettere su un tema che mi sta a cuore.Tra i vari contenuti e dati presentati nell'intervento, vorrei soffermarmi su quelli che riguardano la tipologia di intermediari presenti nel nostro paese. Difatti su 27.500 agenti iscritti in sezione A, circa il 50% sono ditte individuali senza collaboratori, che salgono al 64% circa se includiamo coloro che arrivano al massimo a 10 collaboratori, per arrivare al 68% del totale se si includono anche quelli con più di 10 collaboratori.
Gli agenti invece costituiti in forma societaria sono la parte restante, il 32%. Di questi circa il 62% ha meno di 10 collaboratori, con chiara evidenza che coloro organizzati in forma societaria sono mediamente più grandi.
Per i broker la situazione è pressoché simile.
Questa analisi rispecchia la peculiarità del sistema generale delle imprese italiane, perlopiù caratterizzato da piccole/medie dimensioni. Molti considerano questo aspetto un punto di forza del nostro sistema economico, per altri invece rappresenta un elemento di criticità e pericolo per la futura capacità di sopravvivenza.
Se è certo che la definizione “più grande è meglio sta” non sia in assoluto condivisibile, c'è da chiedersi se l'essere microimprese nel nostro settore potrà essere in futuro un limite per lo sviluppo ed il mantenimento di una redditività “dignitosa” oppure influirà positivamente sulla produttività e sulla capacità di innovazione che l'evoluzione del mondo del lavoro in cui viviamo ci porta a dover necessariamente affrontare. Consideriamo, però, che potrebbe verificarsi un forte rischio occupazionale, soprattutto sul fronte femminile (è indubbio che quasi il 95% delle nostre impiegate è rappresentato da donne), poiché gli agenti che passano dalla sezione A a quella E operano individualmente senza impiegate amministrative.
Non dimentichiamo, inoltre, l'enorme quantità di nuove regolamentazioni a cui siamo stati sottoposti, che purtroppo non sembrano essere terminate e che, nonostante si posizionino sotto il nobile obiettivo di “tutelare il cliente”, elevano in maniera esponenziale la difficoltà di essere “compliance”. Prima o poi bisognerà chiedere al consumatore se si sente veramente più tutelato dalle nuove regolamentazioni e più che altro dai nuovi intermediari che operano o si stanno affacciando sul mercato assicurativo italiano.
Noi di ANAPA, ad oggi, non crediamo ci possa essere una soluzione univoca valida per tutti. Se da una parte il compito di una associazione di categoria è quello di “rimanere vigile” su quello che viene “partorito” dalle istituzioni, dall'altra vi è anche il compito di stimolare la categoria a cercare nuovi sistemi di lavoro e collaborazione che possano essere propedeutici per gestire i cambiamenti al fine di rimanere sul mercato, non perdendo di vista la dignità ed importanza che devono avere le persone, agenti o collaboratori che siano.
Insieme è sicuramente meglio!
Buona lettura!
Michele PocciantiSegretario Generale
ANAPA Rete ImpresAgenzia