L’OPINIONE DELLA SETTIMANA di Vincenzo Cirasola – RC AUTO: TARIFFA UNICA, IL “VECCHIO” CHE AVANZA? LA QUESTIONE È PIU’ AMPIA
L’OPINIONE DELLA SETTIMANA di Vincenzo Cirasola
RC AUTO: TARIFFA UNICA, IL “VECCHIO” CHE AVANZA? LA QUESTIONE È PIU’ AMPIA

non siamo nuovi a battaglie nel settore della Rc Auto. Forse chi ha qualche anno alle spalle come me ricorderà che l’onorevole Luigi di Maio, vicepremier dell’attuale Esecutivo, non è stato il primo a lanciare un anatema contro le tariffe della Rc Auto. Già un altro napoletano, il senatore Francesco Pontone (classe 1927) appartenente al “Movimento Sociale Italiano”, poi tesoriere di AN, aveva proposto nel 2002, e reiterato nel 2012, una tariffa unica per il settore che prevedeva che gli automobilisti virtuosi versassero la medesima RCA in tutta Italia, senza discriminazioni tra provincia e provincia.
“Per le classi di massimo sconto – recitava la proposta di legge – a parità di condizioni soggettive e oggettive, ciascuna delle compagnie deve praticare identiche offerte“, ossia, con la stessa macchina, la stessa classe virtuosa, la stessa età e identiche altre caratteristiche, premi Rc Auto del Sud come quelli del Nord.
Come a dire con un po’ di malizia che prima o poi, i politici che hanno i propri elettori in particolare a Napoli e dintorni, si trovano a ragionare del settore assicurativo esclusivamente per la tariffa Rc Auto. Peccato però che le riflessioni si riducano sempre al fare delle proposte che si rivelano un boomerang per gli assicurati, e anche per gli agenti.
Che implicazioni avrebbe infatti l’introduzione di una tariffa RCA unica a livello nazionale? Sappiamo che oggi le tariffe si basano sulla sinistrosità e che quindi appare logico che territori meno soggetti a sinistri possano godere di tariffe in linea con l’indice di sinistrosità espresso. Differentemente la tariffa unica annullerebbe questo principio e porterebbe i cittadini ad essere tutti uguali, anzi, alcuni verrebbero a pagare di più, seppure il proprio indice di sinistrosità fosse minore. Tanta bella propaganda che si scontra con la realtà.
E per gli agenti cosa cambierebbe? Possiamo sicuramente affermare che alcuni potrebbero trovarsi in difficoltà. Penso ad esempio a chi ha basato tutta la sua attività proprio sulla Rc Auto ed opera nelle province dove la tariffa verrebbe diminuita, e che risentirebbe dei minori introiti legati a tale nuovo sistema e, in un mercato in cui la redditività delle agenzie non è florida, tale modifica potrebbe rappresentare la spada di Damocle proprio su certune agenzie del Sud Italia, che sarebbero quelle maggiormente coinvolte, con l’inevitabile conseguenza di effetti a catena sull’indotto delle agenzie e sul personale impiegato nel settore.
Non vogliamo certo essere catastrofici, ma avremmo apprezzato di più una riflessione più ampia sul settore assicurativo e anche sulla Rc Auto, che non un proclama che gira in Parlamento da decenni senza successo. Perché invece di proporre una tariffa unica, non si riflette sulle evoluzioni della Rc Auto, visto che, tra scatole nere e antifrode, gli argomenti non mancherebbero di certo? Inoltre stiamo parlando di un mercato che sta attraversando un sostanziale cambiamento, così come evidenziano i dati di settori che vedono emergere nuove tendenze, come leasing, noleggio a lungo termine e car sharing.
Purtroppo, da queste parole si evince che anche i rappresentanti dello Stato, così come i cittadini, non hanno fatto ancora quel logico passaggio culturale di interpretare l’assicurazione non più come una sorta di “tassa aggiuntiva”, ma come un reale bisogno di protezione del proprio patrimonio, della propria casa, della propria persona e della propria famiglia. Diverso sarebbe stata una proposta che incentivasse i sottoscrittori a tutelarsi da rischi che, ormai da tempo, lo “Stato” non è più in grado di sostenere. Questo permetterebbe agli agenti che operano nelle zone dove la RCA costerebbe meno, la chance di proporre al cliente di utilizzare quel risparmio generato per stipulare altre coperture di protection, welfare e eventi catastrofali.
Comunque non è così semplice, perché le famiglie italiane, oltre che a convincersene, saranno poi in grado di utilizzare quel danaro risparmiato per altre coperture assicurative, o dirotterebbero i risparmi verso altre necessità primarie?
Per di più, i nostri politici saranno capaci di stimolare questo importante processo culturale, che vede l’Italia ancora come uno dei paesi maggiormente sotto-assicurati a livello europeo, oppure continueranno a lanciare proclami che sono solo controproducenti?
Se si vuole riformare il settore, noi siamo pronti a evidenziare proposte, idee e suggerimenti affinché sia la tutela dei clienti, che è il nostro faro, ma anche degli agenti, non vengano meno.
Buona lettura!
Vincenzo Cirasola
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