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Opinione della settimanaL’Opinione della Settimana di Renzo Di Lizio: Quale Welfare per il futuro?

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Cari colleghi,

ANIA ha pubblicato – nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria – uno studio dal titolo “La previdenza complementare e il valore della garanzia” in cui emergono alcuni spunti che in qualche modo interessano il futuro della nostra categoria.

In alcuni passaggi della “survey” pubblicata da ANIA, che mette a confronto l’Italia con altri paesi europei, si parla di crisi economica, disoccupazione e inconsapevolezza, come elementi di rischio per lo sviluppo di questo business nel nostro paese.… (molti sarebbero impossibilitati a risparmiare per la previdenza…, il gap previdenziale Italiano è tra i più alti d’Europa… in una prospettiva che ci vede nel 2050 essere il paese più vecchio d’Europa…)

Il tema è: “come rilanciare la previdenza complementare ora che probabilmente questo gap aumenterà anche a causa dell’emergenza sanitaria?” I cittadini dovranno sperare nel reddito di cittadinanza, nel ritorno ad un interventismo dello stato oppure in un buon lavoro ben pagato grazie al quale risparmiare e pianificare il proprio futuro?

Lo Stato italiano ha messo in campo un significativo piano di interventi economici sia diretti che indiretti – in parte ancora sulla carta – che ricordano un po’ le tanto famose politiche Keynesiane del “new deal” da cui nasceva il welfare inteso, tra l’altro, come intervento dello stato nell’economia.

Ovviamente, oggi come allora, tutto ciò significa crescita del debito pubblico e forse la ripartenza di un nuovo positivo ciclo economico.

Senza fare considerazioni politiche o ideologiche che non ci interessano, dobbiamo ricordare gli effetti negativi che l’interventismo dello Stato ha avuto in passato, particolarmente in Italia, con l’affermazione di un sistema assistenziale, clientelare, e con la diffusione di una certa cultura secondo la quale doveva essere lo Stato a dover “provvedere a tutto … dalla culla alla tomba”.

Le riforme conseguenti per correggere gli errori di quel sistema hanno fatto entrare in crisi, negli anni ‘90, il modello di welfare pubblico favorendo l’affermazione in Europa, seppur con differenti peculiarità nei vari stati, di un sistema misto pubblico-privato in cui le assicurazioni e gli agenti hanno svolto fino ad oggi un ruolo importante.

Oggi questo ritorno dello Stato nell’economia, seppur motivato e giustificato da un momento eccezionale, può rappresentare una battuta d’arresto verso l’evoluzione e la diffusione del welfare misto nel nostro paese? Esiste il rischio che tanti oggi tornino a confidare nello Stato pensando di non dover pianificare la propria pensione, la propria sicurezza, Il proprio futuro?

Lo studio pubblicato da ANIA suggerisce ad esempio qualche soluzione per dare un ulteriore impulso alla previdenza complementare come la riduzione della tassazione sui rendimenti ed il passaggio generazionale dei risparmi. Abbiamo anche sentito parlare di “deduzione” dei premi per le polizze terremoto… insomma il tema è attuale.

Vale la pena però, a mio modesto parere, segnalare un tassello fondamentale: gli agenti con le loro reti sono e rimangono, attraverso la consulenza personalizzata e diretta, uno dei veicoli principali per avvicinare i cittadini alla previdenza complementare, e allo sviluppo del welfare e quest’attività di “sensibilizzazione culturale” non potrà mai essere sostituita da un sito internet che spiega l’argomento.

Non credo di sbagliare dicendo che Investire sugli Agenti … ora più che mai … equivale ad investire sul futuro del settore, anche per questo business.

….. Come farlo? Perché non ripartire ad esempio dal famoso tavolo per l’accordo Imprese – Agenti (ad oggi ancora disertato incomprensibilmente da SNA) prevedendo magari anche una pattuizione specifica sul tema…?

Buona lettura!
Renzo Di Lizio, Componente di Giunta