LO SPOT DI PRIMA.IT: ANAPA RETE IMPRESAGENZIA INVIA UN ESPOSTO ALL’ANTITRUST E CHIEDE DI APRIRE UNA ISTRUTTORIA
Il messaggio pubblicitario, che fa riferimento alla figura dell’intermediario fisico, «surrettiziamente ridicolizzandolo», non è piaciuto all’associazione presieduta da Vincenzo Cirasola. Informato anche l’Ivass.
Come era prevedibile, le associazioni di categoria rappresentative degli agenti si sono mosse per tutelare la propria immagine a seguito dello spot trasmesso da Prima e di cui Tuttointermediari.it aveva dato notizia l’altro ieri. Uno spot che aveva mandato su tutte le furie gli intermediari agenti, perché, fra l’altro, ritenuto offensivo della loro professionalità.
In particolare, Anapa Rete ImpresAgenzia (nella foto, la sede di Roma) ha inviato (nella giornata di oggi) un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), e per conoscenza all’Ivass, relativo proprio allo spot pubblicitario in onda sui canali televisivi generalisti e sul sito di Prima, che reclamizza l’applicazione mobile e il sito web Prima.it.
«Rispetto agli altri operatori già noti nel settore (segugio.it, facile.it), che hanno precedentemente strumentalizzato il ruolo (e l’incidenza di costo) dell’intermediazione», scrive Anapa, «lo spot diffuso da Prima.it prende direttamente di mira la figura dell’intermediario, surrettiziamente ridicolizzandolo e, di fatto, incolpandolo di essere la causa del maggior costo dell’assicurazione “tradizionale”, facendo sicura leva sull’onere che l’adempimento dell’obbligo di assicurazione Rc auto costituisce per milioni di famiglie».
Anapa Rete ImpresAgenzia continua: «La figura, furbescamente denominata “amico assicuratore” -con tanto di giacca, cravatta e valigetta, volutamente ridicolizzata e grottesca – rievoca i più triti luoghi comuni sulla figura dell’agente assicurativo, larvatamente biasimato alla stregua di un inutile parassita, una patetica macchietta. Il che è tanto più grave in quanto il committente del messaggio è, a sua volta, un agente assicurativo; e, soprattutto, perché il messaggio pubblicitario veicolato non punta ad esaltare le qualità del prodotto e-commerce, ma si limita a proporre, surrettiziamente, il contraente/consumatore come una sorta di “allocco”, vittima dell’inutile ed invadente zavorra (in termini personali ed economici) dell’“amico assicuratore”».
L’associazione presieduta da Vincenzo Cirasola ritiene che il messaggio pubblicitario in questione «integri i tratti della pubblicità ingannevole e della concorrenza sleale per una pluralità di motivi». In sintesi: «Va fermamente confutato l’assunto che il prodotto assicurativo collocato su canali “diretti” sia per ciò stesso migliore di quello collocato sulle Reti distributive tradizionali; il messaggio pubblicitario rappresenta falsamente i prodotti assicurativi “a distanza” e “tradizionali” come assolutamente equipollenti tra di loro, salva l’unica differenza rappresentata dal costo dell’intermediazione; va fermamente censurata qualunque azione che miri a infangare l’onore, il decoro e la reputazione di uomini e donne che svolgono la loro professione con competenza e passione, ridicolizzate allo scopo di esaltare un algoritmo che rende tutti più poveri. Di informazioni, di assistenza, di garanzie». Per leggere l’esposto CLICCA QUI
Fabio Sgroi