ANAPA Associazione Nazionale Agenti Professionisti di Assicurazione

Dicono di noiImparziali o corretti? Agenti a rischio sanzioni

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Alberto Tartaglione Imc

Il rischio reale di introdurre un nuovo obbligo di comportamento non previsto con nuove sanzioni. Potenziale autogol degli intermediari che preoccupa la categoria. Trasparenza totale delle provvigioni. A colloquio con Alberto Tartaglione, membro della Commissione Agenti del Bipar in quota ANAPA Rete ImpresAgenzia per commentare il percorso di trasposizione della IDD nell’ordinamento giuridico italiano

Il 23 aprile scorso si sono svolte presso la Commissione Parlamentare affari urgenti le audizioni relative all’Atto di Governo 007 con il quale il Parlamento si appresta a recepire la Direttiva sulla Distribuzione assicurativa. Erano presenti le istituzioni e le associazioni di rappresentanza degli agenti, dei broker e di altri distributori, tutte schierate pressoché compatte contro l’introduzione delle modifiche al 117 del Codice delle Assicurazioni Private, che introdurrebbero, ove recepite, il divieto, per i soli agenti, di incassare i premi su di un conto separato o sul proprio mediante costituzione di fideiussione.

Abbiamo incontrato Alberto Tartaglione (nella foto), membro della Commissione Agenti del BIPAR in rappresentanza di ANAPA Rete ImpresAgenzia, per commentarne alcuni contenuti.

Dottor Tartaglione, fra le tante osservazioni provenienti da tutti gli stakeholders presenti all’audizione, qualcuna l’ha colpita in modo particolare?

L’insieme degli interventi (visibili su webtv.camera.it, ndIMC) è stato molto interessante, tuttavia una mi è parsa una nota stonata. Mi riferisco alla richiesta di reintrodurre una traduzione distorta relativa ai doveri di comportamento degli intermediari.

Perché una nota stonata?

Si tratta di una distorsione nella traduzione dall’inglese del termine “fairly” aggettivo che qualifica il comportamento che i distributori devono tenere “nell’interesse dei loro clienti”. L’aggettivo “fairly” non può essere in alcun modo tradotto con il termine “imparziale”, significando invece “corretto”. Già in sede di audizione al ministero dello Sviluppo Economico nel febbraio 2017 – dal past president Massimo Congiu recentemente scomparso – e successivamente in sede BIPAR a Berlino, da me personalmente, è stato sollevato il problema della traduzione errata e che non riguarda esclusivamente il testo italiano, durante i lavori di accompagnamento del recepimento della normativa nei singoli paesi ed infatti, preso atto delle osservazioni, nella versione definitiva dello schema di decreto legislativo 516 (diventato, nella XVIII legislatura, il citato Atto di Governo 007, ndIMC) l’errore è stato corretto.

Posto che non si può definire diversamente da “corretto” l’aggettivo “fairly”, per quale motivo bisognerebbe tradurre in modo differente il suo significato originario? Perché è stato richiesto di sostituire la parola “corretto” con la parola “imparziale”?

Ignoro il motivo che, francamente, mi lascia sorpreso. Rappresentanti delle istituzioni hanno più volte sottolineato l’inapplicabilità del termine “imparziale” ad un distributore che è parte coinvolta nel processo di collocamento e non può essere terzo.

Il legislatore non lo prevede e pare invece che gli si chieda: “Aggiungi un ulteriore obbligo a mio carico, anche se non lo ritieni necessario e coerente con il mio ruolo, in modo che io possa essere punito se non lo rispetto, ovvero se oltre ad essere onesto, corretto e professionale non sono anche imparziale!”.

La richiesta arriverebbe dai rappresentanti degli agenti, specificatamente dallo SNA.

Premesso che è impossibile anche solo pensare che un distributore accessorio possa tenere un comportamento “imparziale”, come potrebbe essere imparziale, per esempio, mentre distribuisce la polizza assicurativa accessoria ad un iPhone? Siamo sicuri che gli agenti possano ritenersi “imparziali”?

La mia impressione è che questa richiesta celi la vetusta dualità “pluri o mono mandato”. Sembra esistere una sorta di presunzione sul fatto che il plurimandato possa soddisfare pienamente la richiesta di imparzialità, mentre il monomandato non sarebbe in grado di farlo.

Ritengo assai improbabile – dal momento che le compagnie di assicurazione sono decine ed il numero dei mandati limitato – poter esprimere un comportamento “imparziale”. Se produco i preventivi di tre compagnie su cinquanta possibili continuerò ad essere “parziale” come quando ne produco uno su cinquanta.

In che senso?

Non è forse questo il comportamento che contestiamo ai cosiddetti “preventivatori del web”? Spesso dichiarano di fornire al cliente la migliore polizza sul mercato mentre sappiamo perfettamente che rappresentano solo alcune compagnie, in alcuni casi magari selezionate con criteri che, quelli sì, davvero potrebbero confliggere con gli interessi del cliente.

E infatti c’è stata una seconda nota stonata durante l’audizione: il richiamo di una supposta contraddizione relativa agli operatori che, nel Dgls si dice debbano “dichiarare al cliente se operano in esclusiva per una o più compagnie”. Vero è che l’esclusiva è vietata dalla legge, ma è da intendere ovviamente nel senso che una compagnia non può “obbligare” un agente ad operare in esclusiva, mentre la legge non impedisce che l’agente lo possa decidere liberamente.

Quindi il monomandato ha diritto di cittadinanza e dignità pari al plurimandato; trasformare il recepimento della IDD in una battaglia tra mono e pluri è davvero una operazione strumentale e gravemente dannosa per tutta la categoria.

Richiedere al legislatore di gravare tutti i distributori di un obbligo ulteriore di imparzialità è un autogol clamoroso che espone tutti gli intermediari a rischi notevoli nell’operare quotidiano, con la conseguenza di far aumentare i costi di gestione e diminuire la redditività inducendo la “trasparenza totale”.

Perché indurrebbe la “trasparenza totale”?

Questa supposta imparzialità richiama in gioco – e lo si è sentito durante l’audizione parlamentare – la trasparenza delle provvigioni. Questo è infatti il ragionamento al quale si arriva: il distributore deve essere imparziale, deve quindi produrre tre preventivi. Ma perché sia effettivamente imparziale deve essere possibile conoscere anche, per ognuno di questi preventivi, quali provvigioni l’intermediario percepisce, come se, tra le altre contraddizioni, si potesse presumere che la scelta migliore per il cliente sia il prodotto con la provvigione più bassa o con il prezzo più basso.

Non è un mio esercizio ipotetico e fantasioso, ma è esattamente quello che è avvenuto in audizione parlamentare lunedì scorso. E lo hanno indotto gli agenti col loro intervento.

Ma alla fine, allora, chi può essere imparziale?

Io penso che da un certo punto di vista qualunque intermediario che riceva provvigioni non possa essere considerato imparziale, nel senso di un soggetto che è terzo rispetto ad un rapporto.

Questo concetto sembra essere confortato dalla IDD quando indica che un intermediario deve dichiarare anticipatamente al cliente quando fornisce il servizio di consulenza , non in senso generico ma nel senso di “raccomandazione personalizzata”. Ed è questo l’unico caso in cui vi è l’obbligo di comunicare al cliente con anticipo l’importo ,e non solo la natura, del compenso ricevuto (art. 120 bis e 120 ter, ndIMC).

Quindi il fatto che sia il cliente a retribuire la consulenza e non la provvigione che deriva dal prodotto è la garanzia di “imparzialità” della consulenza. E per questo motivo la legge prevede che questa consulenza debba essere prestata in forma scritta o su supporto durevole (art. 120 quater – ndIMC).

In sostanza: dichiaro che sto fornendo una consulenza imparziale, per questo retribuita dal cliente, la scrivo e me ne prendo la responsabilità. Anche in questo caso siamo di fronte ad una scelta del professionista intermediario (agente pluri o mono o broker) di fornire o non fornire un servizio e di assumersene la responsabilità.

La consulenza è prevista anche per i distributori non professionali. Come si può prevedere la possibilità di una raccomandazione personalizzata da parte di soggetti non professionali?

Sarebbe questa una battaglia ben più utile per la categoria, finalizzata a definire il nostro ruolo e a dargli una prospettiva e posizionarlo in maniera chiara rispetto agli altri distributori.

Invece di dividerci tra pluri e mono, tra associazioni solo per partito preso, apriamo un confronto “fairly”, cioè correttamente, e pensiamo al bene di tutti i colleghi.

Intermedia Channel

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